Il Presidente del Consiglio italiano Renzi si è recato in visita ufficiale in Vietnam, per incrementare gli scambi commerciali tra i due paesi. Renzi ha annunciato un interscambio di 5 miliardi di dollari tra i due paesi. Cosa significherà?
Il Vietnam negli ultimi anni ha dimostrato di essere un Paese molto attraente per i capitali stranieri, il Paese riesce a fornire manodopera industriale a costi fortemente competitivi anche rispetto al mercato cinese. Mantenere i costi del lavoro bassi e rassicurare gli investitori stranieri non è cosa facile e il governo vietnamita deve barcamenarsi tra i malcontenti degli operai, che non riescono a migliorare le loro condizioni di vita, e le aspettative dei grandi investitori che vogliono mantenere bassi, se non inesistenti, i costi di formazione, salute e sicurezza nei posti di lavoro.
Il secondo giorno di visita in Vietnam, dopo aver salutato le autorità vietnamite, Renzi lo ha inaugurato presso lo stabilimento industriale della Piaggio, uno dei più grandi e produttivi del Paese.
Lo stabilimento della Piaggio è presentato come un luogo di produzione virtuoso, il messaggio che il Presidente del Consiglio Italiano ha voluto far passare è chiaro.
Il Vietnam offre ghiotte possibilità di investimento senza molti fastidi per i futuri investitori Italiani. L’esempio della Piaggio sarebbe quindi un esempio da seguire?
Sull’ondata della delocalizzazione di fabbriche dall’Italia verso paesi in via di sviluppo, le aspettative sono quelle di investire a bassissimi costi, inoltre investitori come la Piaggio vorrebbero farsi paladini di un capitalismo dal volto umano.
In occasioni come queste istituzioni e padroni non perdono tempo a mostrare le loro virtù molto più che nascoste.
Mi trovo in Vietnam da 9 mesi per girare un film documentario, ho svolto una ricerca sui diritti dei lavoratori nelle fabbriche straniere da oltre un anno ed in questo lasso di tempo non mi è mai stato permesso di visitare lo stabilimento della Piaggio che si trova a Vin Phuc, a nord est di Hanoi. Inizialmente gli scambi sono stati cordiali, ma non appena si sente parlare di operai si chiudono irrimediabilmente tutte le porte, alla Piaggio così come altre aziende (italiane e non).
Nel bel mezzo di questa giornata di visite, inaugurazioni di nuovi scambi commerciali e promozione di fabbriche dal volto umano, non dimentichiamoci che c’è un lato oscuro, sconosciuto alla maggior parte degli italiani, fatto di operai pagati circa 150$ al mese, precari, di cui nessuno al di fuori della fabbrica riesce a conoscere le reali condizioni di lavoro. Ma quello che è sotto gli occhi di tutti sono le umili stanze prese in affitto dagli operai, 9 metri quadrati con un letto da condividere con uno o più compagni di lavoro, un angolo cucina – consistente in un fornellino elettrico o con una piccola bombola a gas – e il bagno in comune con altre stanze.
Non dimentichiamoci che delocalizzazione significa anche abbandonare i cittadini italiani in balia della disoccupazione per incentivare invece pratiche di lavoro con sempre meno diritti per i lavoratori e maggiori profitti per i padroni, che di sicuro non reinvestono i loro capitali nel nostro Bel Paese.
Quello che stiamo esportando non sono solo i nostri capitali economici (cresciuti nel tempo anche grazie ai finanziamenti pubblici) ma sono pratiche di sfruttamento che tornano sistematicamente indietro, come possiamo vedere in questi tempi i cui i salari italiani perdono progressivamente potere di acquisto, la disoccupazione è diventata una condizione di vita normale e i diritti dei lavoratori vengono sistematicamente violati in nome di uno sviluppo di cui riescono a godere davvero pochissime persone.
Sarebbe stata di buon auspicio da parte del Presidente Renzi almeno un accenno alle condizioni di lavoro all’interno della fabbrica, ma tutto questo meglio non raccontarlo.
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