Secondo la definizione del Collins Dictionary, con il termine nimble si può far riferimento sia a quelle persone che riescono a muovere i propri arti superiori e inferiori con semplicità e agilità, quanto a coloro il cui senso critico si contraddistingue per furbizia e creatività. È quindi fondamentale aver ben presente questa dicotomia nel momento in cui si assiste al lavoro di Parsifal Reparato: con nimble fingers intendiamo l’abilità manuale della giovane protagonista durante l’orario lavorativo, e la creatività che da questa scaturisce nei pochi momenti liberi, quando la vediamo intenta a realizzare disegni e tavolette che ritraggono un futuro in cui potrà finalmente dedicarsi all’insegnamento. CONTINUA A LEGGERE SU EMILIO DOC
Nimble Fingers, quarto lavoro del giovane regista partenopeo, si è aggiudicato il premio Storie di giovani invisibili al Terra di Tutti Film Festival 2018 “con l’auspicio che questo riconoscimento sia di stimolo e incoraggiamento per i tanti registi e video maker Under 35 indipendenti e freelance, affinché continuino ad occuparsi di inchieste, documentari e di tematiche come i diritti umani, ponendo sempre un occhio di riguardo ai giovani: vulnerabili tra i vulnerabili”.
Bay è una giovane operaia in una delle industrie Canon Vietnam Company di Hanoi. La mattina lavora in fabbrica e la sera chiacchiera con le coinquiline e disegna un mondo fantastico in cui non indugia a rifugiarsi nei brevi momenti di svago.
Fin dal suo primo lavoro, Màs allà de la Santería (2011), mediometraggio sulla sensibilizzazione e la promozione di terapie e pratiche contro l’AIDS ne l’Havana, il regista ha dimostrato di sapersi calare, anche grazie agli studi in Antropologia, in modo confidenziale e quasi telegrafico nei contesti familiari: metropolitani o rurali, affollati o ristretti. Non è la prima volta, quindi, che Reparato adotta un metodo narrativo in grado di risalire alla percezione di problematiche politiche/culturali dei protagonisti, e il modo in cui queste vengono interiorizzate dall’individuo e dalla comunità tutta. Reparato lavora minuziosamente tra reale e irreale (le parti all’interno della fabbrica sono animate), descrive i momenti che precedono l’ingresso nel luogo di lavoro e le chiacchierate serali tra coinquiline, fino al ritorno a casa per il Tết Nguyên Ðán, il Capodanno Vietnamita.
È indubbio che l’obbiettivo del regista sia quello di evidenziare il malessere dello sfruttato e il desiderio di evasione, comune a tutte quelle che sottostanno a orari di lavoro massacranti oltre al dover sopportare l’indifferenza dei familiari al loro ritorno a casa per le festività. La descrizione del macrocosmo operaio però, non ci permette né di venire realmente a conoscenza della protagonista, né di interessarci ai suoi problemi.
Di Bay abbiamo un’immagine spersonalizzata, a vantaggio delle migliaia di ragazze-operaie che affollano le strade di Hanoi. Dispiace non vederla ritratta quasi mai da sola, se non durante la pulizia dei capelli e in poche altre scene. Anche nel momento in cui veniamo a conoscenza della perdita del lavoro (è un bene o un male?) è in compagnia di un’amica.
Al lavoro di Parsifal Reparato, un documentario forte, ben riuscito e necessario, manca La Storia. Nimble Fingers è un documentario a-storico, e questo comporta che Bay risulti agli occhi dello spettatore – come a quelli del datore di lavoro – nient’altro che un numero.
Lorenzo Tore
Nimble Fingers, quarto lavoro del giovane regista partenopeo, si è aggiudicato il premio Storie di giovani invisibili al Terra di Tutti Film Festival 2018 “con l’auspicio che questo riconoscimento sia di stimolo e incoraggiamento per i tanti registi e video maker Under 35 indipendenti e freelance, affinché continuino ad occuparsi di inchieste, documentari e di tematiche come i diritti umani, ponendo sempre un occhio di riguardo ai giovani: vulnerabili tra i vulnerabili”.
Bay è una giovane operaia in una delle industrie Canon Vietnam Company di Hanoi. La mattina lavora in fabbrica e la sera chiacchiera con le coinquiline e disegna un mondo fantastico in cui non indugia a rifugiarsi nei brevi momenti di svago.
Fin dal suo primo lavoro, Màs allà de la Santería (2011), mediometraggio sulla sensibilizzazione e la promozione di terapie e pratiche contro l’AIDS ne l’Havana, il regista ha dimostrato di sapersi calare, anche grazie agli studi in Antropologia, in modo confidenziale e quasi telegrafico nei contesti familiari: metropolitani o rurali, affollati o ristretti. Non è la prima volta, quindi, che Reparato adotta un metodo narrativo in grado di risalire alla percezione di problematiche politiche/culturali dei protagonisti, e il modo in cui queste vengono interiorizzate dall’individuo e dalla comunità tutta. Reparato lavora minuziosamente tra reale e irreale (le parti all’interno della fabbrica sono animate), descrive i momenti che precedono l’ingresso nel luogo di lavoro e le chiacchierate serali tra coinquiline, fino al ritorno a casa per il Tết Nguyên Ðán, il Capodanno Vietnamita.
È indubbio che l’obbiettivo del regista sia quello di evidenziare il malessere dello sfruttato e il desiderio di evasione, comune a tutte quelle che sottostanno a orari di lavoro massacranti oltre al dover sopportare l’indifferenza dei familiari al loro ritorno a casa per le festività. La descrizione del macrocosmo operaio però, non ci permette né di venire realmente a conoscenza della protagonista, né di interessarci ai suoi problemi.
Di Bay abbiamo un’immagine spersonalizzata, a vantaggio delle migliaia di ragazze-operaie che affollano le strade di Hanoi. Dispiace non vederla ritratta quasi mai da sola, se non durante la pulizia dei capelli e in poche altre scene. Anche nel momento in cui veniamo a conoscenza della perdita del lavoro (è un bene o un male?) è in compagnia di un’amica.
Al lavoro di Parsifal Reparato, un documentario forte, ben riuscito e necessario, manca La Storia. Nimble Fingers è un documentario a-storico, e questo comporta che Bay risulti agli occhi dello spettatore – come a quelli del datore di lavoro – nient’altro che un numero.
Lorenzo Tore
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