La lavorazione de Il corpo dell’amore, la nuova serie tv che racconta il sesso vissuto nel mondo della disabilità, è stata l’occasione per affrontare da un altro punto di vista i diritti fondamentali dell’uomo. Ancora una volta il documentario mi ha offerto la possibilità di conoscere e raccontare, questa volta nel ruolo di Organizzatore di produzione, storie straordinarie capaci di mostrare la vita da un punto di vista differente da quello a cui siamo abituati, un punto di vista che può essere di ispirazione per molti.
Noi ci siamo divertiti un mondo a realizzarlo, ora avete tutti la possibilità di vedere ben 4 documentari su Rai3 dal 31 Maggio, tutti i venerdì alle 23:10 ! E rivederli su RaiPlay
Qui l’articolo e intervista di Silvia Buffo su Il Digitale
“Il corpo dell’amore”: viaggio nella disabilità in una nuova serie tv Rai
Nella televisione pubblica italiana si parlerà in maniera inedita di disabilità e sfera affettiva. La produzione, la regia, l’organizzazione, gli interpreti e la voce narrante della serie ci raccontano l’ambizioso progetto firmato Rai.
Come vivono l’amore le persone con disabilità? Sarà raccontato per la prima volta in una nuova serie Rai, c’è molta attesa per la puntata di stasera sulla terza rete. Sta già facendo discutere la scelta di trattare un tema complesso, troppo spesso trascurato e considerato tabù. Dal titolo suggestivo, Il corpo dell’amore, documenta e sensibilizza sul mondo emotivo di chi è disabile e del proprio rapporto con l’amore. La presentazione della serie documentaria, prodotta da Deriva Film, la cui regia è firmata da Pietro Balla e Monica Repetto, e con la voce narrante di Enrica Bonaccorti, è occasione di riflessione profonda. Inevitabile che l’accento cada anche sulla vita intima e la sessualità, con evidente riferimento a una proposta di legge, che ha creato non poche resistenze di tipo etico sugli “assistenti affettivi e sessuali” delle persone con disabilità. Presentata in Senato nel 2014 dal senatore Sergio Lo Giudice del Partito Democratico, la proposta di legge non è mai stata calendarizzata.
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“Sul set abbiamo abbassato le barriere, ma la vera sfida è farlo anche fuori dal set”
Parla l’organizzatore di produzione Parsifal Reparato, antropologo e documentarista da tempo impegnato sui diritti umani:
Lavorare su un set al fianco di attori con disabilità è stata per me un’esperienza fortemente innovativa, poiché relazionarti con questa realtà significa veder amplificarsi ciò che già accade nel lavoro di documentarista, cioè avere a che fare con l’imprevisto e la sorpresa, tenendo però presente le milioni di difficoltà in più che una persona con problemi di mobilità può incontrare. È interessante perché devi impersonificarti nei panni dei protagonisti e capire lo sforzo concreto di poter vivere il set. Organizzare un lavoro del genere richiede un impegno particolare poiché chi ha una disabilità incontra barriere che la maggior parte di noi non è abituata nemmeno a pensare, anzi spesso siamo noi stessi a creare questi ostacali nella sua vita. È stata una grande opportunità poiché il set ci insegna ad empatizzare con una dimensione che non siamo abituati a considerare, ma questa empatia dovremmo svilupparla soprattutto fuori dal set. Per riportare un esempio, quando è stata scritta la sceneggiatura, non avevamo tenuto presente che gli spostamenti non potevano esser fatti con una normale automobile, poi abbiamo fatto i conti con la realtà e abbiamo dovuto ricalcolare tutto da capo: una persona con problemi di disabilità ha accesso ai luoghi in modo differente, abbiamo quindi ristudiato tutte le location, a livello concreto è stato molto interessante perché, via via, si va a modificare la narrazione per abbracciare le esigenze dei protagonisti.
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