Insonne lungo il viaggio che da mesi accompagna questa nuova avventura sui monti italiani. È notte fonda, eccola l’inquietudine, cara compagna! Ogni nuovo progetto porta con sé grandi cambiamenti nella vita di chi lo intraprende, momenti topici che come per magia incontrano letture che segnano il proprio paradigma.
Così nel disfarsi e rifarsi del mio mondo ritrovo Ernesto De Martino, che mi guida nella costruzione di un nuovo umanesimo. Nel procedere di questo viaggio, macinando migliaia di chilometri con il mio piccolo camper “Cyrano” in questa piccola Italia, si fa tangibile la consapevolezza che l’inconscio è l’esistenza in noi di storie collettive di cui siamo eredi e partecipi senza sapere di esserlo.
Vorrei tornare a dormire, ma quassù sugli Appennini, nel pieno della notte, non è difficile pensare alla fine del mondo. Non come un disastro cosmico, ma come qualcosa di più prossimo e più coinvolgente, qualcosa che ha più a che fare con il riflesso del disfacimento del nostro esserci nel mondo. Quella incapacità di emergere dalla dimensione della natura, che ti risucchia nel pieno della notte, tra sogno e realtà.
Tento di trovare una forma da dare a questa notte insonne, penso a domani (o meglio tra pochi minuti), al mio lavoro, alla possibilità che avrò di osservare e condividere la vita delle persone che ho la fortuna di incontrare. Nel farsi di questi incontri, nel realizzarsi di alcuni sogni, oltrepassiamo la vita come tale e assaporiamo la cultura che fonda l’umanità, senza la quale la stessa base vitale, i singoli in quanto corpi, non potrebbero sussistere indenni come singoli corpi umani.
Nel combinarsi di questi elementi ringrazio De Martino per averci trasmesso il concetto di ethos del trascendimento della vita nella valorizzazione intersoggettiva: «cioè l’ethos culturale che sempre di nuovo si distacca dalla natura, e che per questo distaccarsi fonda la società e la storia umane inesauribilmente in movimento nella concretezza delle biografie individuali. L’ethos è sempre oltre, nel senso che deve essere sempre oltre. Non si esaurisce mai in un singolo individuo (che muore, mentre la sua opera tende ad andare oltre di lui), in nessuna società, civiltà, epoca, in nessuna particolare forma di coerenza culturale. […] Ciò che tuttavia progredisce è il consapersi, il possedersi sempre più chiaro, di questo ethos: ed in questo progresso è il “senso” della vita umana»
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