Dopo 12 giorni di quarantena, e in prossimità della fine di questo 2020, è il momento giusto per alcune considerazioni. Fortunatamente la stanza è sufficientemente grande e luminosa per tenermi in esercizio fisico, mentre abituarmi agli orari del servizio dell’hotel non è facile, così come non è stato facile far comprendere al personale di servizio la quantità di cibo a me necessaria (mangio circa il doppio di un vietnamita medio a quanto pare!), poi un rumore continuo circonda la stanza, probabilmente un vecchio condizionatore del vicino o qualcosa di simile non ha facilitato il sonno. La struttura dell’hotel risale al periodo coloniale francese, è un vecchio casermone ristrutturato.
Le giornate passano tra esercizi, studio e videochiamate con colleghi, amici e parenti, parliamo della ricerca, dei pasti e della quarantena, mentre loro spesso mi raccontano delle difficoltà che continua a vivere il mio Paese, della paura che continua ad invadere le case e le vita di ognuno, e di confuse opinioni sul vaccino della Pfaizer, nato in tempi record da una multinazionale farmaceutica che nel curriculum porta decine di processi per crimini contro la salute dell’umanità.
Dal Vietnam gli amici continuano ad inviarmi immagini di vita quotidiana nel Paese, dove c’è consapevolezza del rischio pandemico, ma tutto sommato, a confronto con l’Italia, la vita scorre più o meno serena, almeno così pare da qui.
Dal limbo di questa stanza mi domando come sia possibile. Nel frattempo, l’operatore dell’hotel mi telefona 2 volte al giorno per rilevare la mia temperatura corporea e mi invita a compilare il modulo e ad indicare l’insorgenza di eventuali sintomi. Dall’ingresso in hotel sono stato dotato di un termometro, uno spray di cloramina-B e di un regolamento , che riassunto in pochi punti dice:
1 – Resta chiuso in stanza salvo le eccezioni per ricevere cibo, biancheria e per gettare i rifiuti.
2 – Riduci l’uso del condizionatore, tieni aperte le finestre il più possibile.
3 – Misura la temperatura corporea due volte al giorno e comunica l’insorgenza di eventuali sintomi (febbre, tosse, mal di gola, problemi respiratori).
4 – Orari per gettare la spazzatura e come disinfettare i sacchetti.
5 – Lavarsi spesso le mani e tenere pulita la stanza.
6 – Non invitare nella stanza gli altri quarantenati.
7 – Indossa sempre la mascherina quando esci dalla stanza e se devi comunicare con qualcuno.
Al secondo giorno dal mio arrivo mi hanno effettuato un tampone molecolare, in una stanza a pochi metri dalla mia. Gli addetti al servizio di hoteleria indossano sempre tuta anticontagio, mascherina e guanti. La loro permanenza nei corridoi in prossimità della nostre stanze è sempre fugace, il cibo e i beni che ci vengono forniti vengono poggiati sul tavolino che ogni stanza ha fuori la propria porta.
Qualora dovessi uscire per un’emergenza, mi hanno anche dotato di un kit anticontagio simile a quello che mi hanno fornito in aeroporto.
Dal limbo in cui mi trovo, dopo aver lasciato l’Italia, faccio fatica a pensare ad un angolo di mondo in cui le persone vivono senza essere sopraffatte dalla paura, dalla malattia e dalla morte. Non vedo l’ora di mettere piede fuori da qui, rivedere il Vietnam e rimettermi a lavoro.
Le tute blu anticontagio che indossa il personale di servizio mi ricordano la tuta dell’ eternauta : sarà la quarantena, ma ogni tanto immagino un viaggio fantascientifico in cui approdo in un altro spazio-tempo in cui la pandemia è solo un brutto ricordo che l’umanità è riuscita a superare grazie all’intelligenza, all’organizzazione e all’unità dei popoli, ed è riuscita a rigenerare se stessa e la natura liberandosi di ciarlatani e affaristi che hanno avvelenato e oppresso la vita di miliardi di persone per troppi anni.
Immagino quando uscirò da questa quarantena, nel 2021, cosa potrebbe accadere se davvero la vita in Vietnam dovesse scorrere come me la stanno raccontando. I negazionisti continueranno a gridare che il Covid non esiste e gli anticomunisti a gridare che la gente muore di nascosto nei paesi comunisti? Probabile.
La mia verità si trova in questo limbo di 14 giorni, nei sorrisi che ci scambiamo dalle finestre con i vicini di avventura. Passeremo il capodanno isolati ma con il desiderio infinito di ritrovarci per l’anno nuovo in una civiltà diversa da quella che ci siamo lasciati alle spalle. Il Vietnam, con questa accoglienza “dura” ma necessaria, fa di necessità virtù. Consapevole delle debolezze di un sistema con infrastrutture non sufficientemente forti ha creato una barriera sanitaria eccezionale.
Chi invece ha imparato a costruire solo muri di respingimento e cimiteri in mare aperto non ha saputo tenere a bada il virus. Accoglienza , prevenzione , istruzione e uguaglianza rendono un paese civile e l’umanità migliore. Esclusione, avidità, ignoranza e disuguaglianza ci porteranno tutti nel baratro in cui già stiamo precipitando. Per il 2021 l’augurio è di invertire la rotta!
Leave a reply