L’editoriale de La Città Futura a cura di Parsifal Reparato.
I fatti fino al voto
L’Honduras si è svegliata il 2 Dicembre 2017 sotto un colpo di stato, o meglio l’Honduras è in uno stato di crisi dal golpe del 28 Giugno 2009, ma la parte più recente della crisi è iniziata da tre mesi con l’inizio delle campagne elettorali per le nuove elezioni. A maggio di quest’anno è stata creata la Alleanza di Opposizione contro la Dittatura, nello specifico contro la candidatura illegittima e illegale di Juan Orlando Hernandez (JOH), che occupa la presidenza della Repubblica dal 2013, anno in cui si svolsero le elezioni in cui furono denunciati brogli da molti osservatori internazionali.
Con il sostegno istituzionale della Corte Suprema di Giustizia, e l’approvazione della candidatura illegale da parte del Tribunale Supremo Elettorale (TSE), JOH continua a perpetrare il suo potere. Alla base di questa situazione, da circa un mese, la campagna mediatica ha inciso in maniera rilevante sul processo elettorale, con una campagna basata sul terrore, con il supporto delle Pandillas (bande criminali armate) e la disinformazione sull’Alleanza di Opposizione, con l’intenzione di generare terrore collettivo anche a livello internazionale, portando avanti una campagna di demonizzazione contro il Socialismo del XXI secolo del Venezuela di Nicolás Maduro di cui i media di regime hanno evidenziato la vicinanza all’Opposizione.
Le ultime due settimane del processo elettorale hanno visto un’escalation di violenza in cui sono morti alcuni attivisti. La campagna di demonizzazione dell’Alleanza di Opposizione è passata anche attraverso un articolato processo mediatico montato ad arte intorno alla morte di un militante del Partito Nazionale di JOH, il tutto supportato dalle azioni violente delle Maras (altre bande criminali del centro America) che alimentano il clima di terrore.
Così il Paese è arrivato al giorno delle elezioni con questo clima di terrore, in cui le persone erano invitate a non uscire di casa per la preservare la loro incolumità, ma nonostante ciò in molti si sono recati alle urne, la partecipazione è stata talmente grande che le opposizioni sono riuscite a vincere lo stesso, contro un governo criminale che ha praticamente sequestrato tutte le istituzioni.
In Honduras il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) non è realmente indipendente da JOH, che invece ha nelle proprie mani l’intero processo elettorale, tanto è vero che il TSE è diretto da un subalterno dello stesso JOH. Nonostante queste premesse il giorno delle elezioni il popolo honduregno è uscito in massa, con serenità, pacificamente a votare e la maggioranza dei voti ha stabilito la sconfitta del dittatore.
Il Tribunale Supremo Elettorale, dopo aver investito milioni di dollari in un sistema di consulenze e strumenti che avrebbero dovuto garantire in meno di due ore i primi exit poll, non hanno dato notizie perché era evidente la vittoria dell’Alleanza di Opposizione alla Dittatura. I risultati si sono fatti attendere per oltre sei ore dalla chiusura delle urne. Queste elezioni hanno avuto una partecipazione di massa mai vista prima in Honduras, le urne sono state chiuse senza eccezioni all’orario stabilito, nonostante i seggi erano ancora occupati da migliaia di elettori in fila per votare a cui è stato impedito di votare.
Dopo tutto questo alle due del mattino del giorno successivo alle elezioni il Tribunale Supremo Elettorale non ha potuto fare altro che fornire un primo bilancio, dichiarando che l’Alleanza di Opposizione alla Dittatura era in vantaggio di oltre 5 punti fino a quel momento.