Un viaggio in Vietnam per capire come si supera una pandemia, mentre in Italia di Covid si continua a morire.
Vietnam. Giorno 1. Appena sbarcato ad Hanoi, in aeroporto resto subito colpito dalle centinaia di persone vestite dalla tuta anti-contaminazione, bambini e adulti, passeggeri, personale dell’aeroporto e polizia di frontiera. Inizio subito a fotografarli colpito dall’efficienza della macchina dell’accoglienza messa in piedi dal Vietnam. Dopo circa un’ora e mezza è il mio turno, mi ritrovo anche io vestito con la tuta azzurra, gli occhiali e i guanti.
Un autista mi scorta fino all’autoambulanza parcheggiata a pochi metri dall’uscita dell’aeroporto. Mi accomodo nella parte posteriore dell’auto, in isolamento. Scorgo Hanoi dal finestrino dell’ambulanza, mi emoziono, noto già nuovi edifici che 6 anni fa non c’erano, i giovani che affollano le strade e i locali!
Durante l’attesa in aeroporto e il viaggio verso l’hotel in cui svolgerò i prossimi 14 giorni in quarantena sono assalito da sentimenti contrastanti: grande entusiasmo, gioia e rispetto per questo fantastico Paese che è il Vietnam, che ancora una volta riesce a salire sul piedistallo della Storia, tra i paesi che stanno affrontando meglio di tutti la pandemia da Covid-19, con un bassissimo numero di contagi e di morti; contemporaneamente vivo la rabbia, la tristezza e la vergogna per il mio paese di provenienza, l’Italia, che ancora una volta si conquista uno dei più tristi primati nella Storia, il maggior numero di morti per Covid-19, in proporzione alla popolazione dei contagiati.
In Occidente si danno fantomatiche spiegazioni sul come alcuni paesi (come il Vietnam o la Cina) abbiano potuto superare una tale emergenza pandemica. Ebbene, gli ingredienti mi sembrano evidenti anche in questo momento:
Il Governo guidato dal Partito Comunista, che seppure dal 1986 ha deciso di entrare nell’economia di mercato, ha fatto il possibile per mantenere vive le conquiste socialiste, che avanzarono dai tempi di Ho Chi Minh.
In Italia invece vediamo il continuo affossamento del sistema sanitario, per non parlare dell’istruzione e una medicina territoriale completamente inesistente. Se un tempo il nostro SSN era tra i migliori al mondo, e se i nostri studenti erano tra i più brillanti, la situazione in cui oggi il Paese è precipitato non è un caso, ma è il frutto delle politiche scellerate e criminali di un manipolo di affaristi che da oltre 30 anni governano l’Italia a discapito delle classi popolari.
Il caso vuole – un’osservazione che mi è saltata in mente lungo il viaggio – che il progressivo smantellamento del welfare italiano va di pari passo con la scomparsa del Partito Comunista e dei partiti e movimenti rappresentanti delle lotte per i diritti dei lavoratori. Arrivato davanti all’hotel domando all’autista e alla poliziotta, che hanno scortato me e altri passeggeri, di fare un foto, mi congratulo con loro e ripeto: “Socialismo o barbarie! Socialismo o Pandemia”!. Ridiamo dietro le mascherine, l’autista per premio mi nebulizza con la profumata Cloramina-B e mi avvio verso la quarantena.